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Sinfonia a due mani

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È possibile che psicologia e vita spirituale dialoghino fra loro, si vengano incontro e addirittura si integrino e completino a vicenda?
La domanda è legittima data la scarsa conoscenza sia dell’una che dell’altra. Lungo il cammino ho incontrato tante persone che si ritengono atee o comunque scettiche, perché considerano la religione e la Chiesa troppo moralista, in contrasto con i bisogni e i desideri dell’essere umano, soprattutto in materia di sessualità, infatti, si tende ad associare la psicologia alla psichiatria e dunque alla patologia mentale grave, la cosiddetta “follia”, oppure si identifica con Freud, che pur essendo ebreo, rientra in quel gruppo di studiosi che considerano negativa ogni forma religiosa. Mi sono imbattuta anche in persone le quali ritengono che la psicologia allontani la persona da Dio, dal momento che psicologia e fede dicono cose diverse, anzi, addirittura opposte.

Ancora oggi nella nostra società il pensiero prevalente è caratterizzato da forme di classificazione dicotomica (spirito/corpo, corpo/mente, maschile/femminile, ragione/passioni, fede/ragione), in cui uno dei due termini svolge un ruolo privilegiato e di superiorità nei confronti dell’altro. Nonostante gli esponenti della moderna Psicologia della religione (laici e consacrati) siano d’accordo sulla necessità di integrare spiritualità e psicologia, esiste una tendenza a separarle in modo netto, procedendo a compartimenti stagni che rimangono impermeabili o incomunicabili, come se le dimensioni spirituale e psicologica fossero del tutto estranee l’una dall’altra. Ne consegue che questa tendenza concettuale si trasferisce poi nella vita pratica, nel modo di vivere la fede, la preghiera, le relazioni, la direzione spirituale, la pastorale in generale.

L’essere umano e tutta la creazione, usciti armonici dalle mani del Creatore, si trovano divisi a causa del peccato, ma bisogna riconoscere la complessità dei fenomeni e la loro integrità, infatti, assumendo una visione olistica, possiamo considerare la persona come una totalità integrata delle sue parti (corpo, mente, pensieri, sentimenti, movimenti, ecc…), che non si può frammentare; del resto, a partire dalle esperienze corporee, integrate con quelle mentali, si costruisce la nostra identità che può essere definita come una totalità dinamica in relazione, proprio perché è attraverso il contatto con l’altro che sperimentiamo noi stessi e ci differenziamo da chi ci sta di fronte. È solo mettendoci in relazione con Dio che abbiamo la possibilità di conoscerLo e sperimentare la nostra umanità, con tutti i suoi limiti, e allo stesso tempo la condizione privilegiata di creatura, anzi figlio creato a immagine Sua e da Lui amato, fino a sacrificare la vita. Dunque, la crescita dell’essere umano avviene a tutti i livelli e in tutte le dimensioni, mentale, corporea, relazionale e anche spirituale, ed è indispensabile che tutte si sviluppino armonicamente. Così come non si può non considerare la dimensione spirituale della persona, allo stesso modo, non si può vivere una spiritualità profonda senza tener conto della componente umana (mentale, corporea e relazionale) della stessa. Dobbiamo riconoscere che una base umana solida ed equilibrata contribuisce efficacemente alla costruzione di un edificio spirituale sicuro e libero, in cui ci sia collaborazione armoniosa tra i due livelli, una perfetta sintonia tra il piano creatore e quello redentore, tra la base umana e la vocazione alla santità. Quindi, le realtà “umane” non devono essere considerate come un ostacolo, bensì come realizzazione del piano di Dio nella nostra vita e come ponte di scambio che avviene in due direzioni: la Grazia riempie il creato, lo innalza, lo consacra; il mondo naturale, trasformato, diventa “luogo” della presenza attiva di Dio e “mezzo” nel cammino verso l’incontro con Lui.

sinfonia_psc1I due approcci teologico e psicologico, esprimendo due dimensioni dell’essere umano, costituiscono due realtà polari che non si escludono, anzi si completano a vicenda ed entrambe, ognuna con i suoi oggetti e metodi di indagine, agiscono per l’integrazione. Naturalmente la piena unificazione dell’essere umano si raggiunge solo in Dio, la psicologia può occuparsi della personalità del credente, del modo in cui si struttura l’atteggiamento religioso sin dall’infanzia, può offrire contributi utili a capire meglio la vita spirituale, ma fornisce sempre una visione parziale della condizione umana, la quale trova la perfezione solo in Dio.

Per concludere questa breve riflessione possiamo rispondere alla domanda iniziale: è possibile un’integrazione tra psicologia e vita spirituale? Decisamente SI!
Una volta un sacerdote-psicologo mi ha spiegato che la fede è come un bel palazzo che deve avere però fondamenta (umane) solide per stare in piedi, in termini di buona autostima, pensiero positivo, autocontrollo, equilibrio emotivo, buona capacità di relazione. D’altronde la Grazia presuppone la natura e la perfeziona, ma senza di essa non può operare! Non dimentichiamo che Gesù stesso ha assunto un corpo umano e ha provato emozioni e sofferenze reali, ha condiviso tutto della condizione umana fuorché il peccato. Una fede adulta deve procedere all’unisono con la maturità umana, poiché esiste una sintonia tra le due realtà, esse si trasformano in una sinfonia a due mani, l’una proviene direttamente dallo Spirito Santo, l’altra indirettamente, attraverso la creazione della natura e delle sue leggi di funzionamento.

Dott.sa Giusi Perna

One Response to "Sinfonia a due mani"

  1. alfonso Posted on 26 novembre 2015 at 5:53

    Tema molto interessante. . dissociare le due cose e controproducente, quasi come essere schizofrenici,
    Il problema di fondo sta nel fatto che la pseudo libertà e modernità hanno introdotto l’uomo ad un forte conflitto interiore. ma ciò era inevitabile, questa è la caratteristica degli ultimi tempi. Raggiungere una Fede vera e matura.
    La provvidenza ci sta aiutando molto . ma il nostro cuore si è indurito. :quando il FIGLIO DELLUOMO TORNERA , TROVERÀ LA FEDE? “BUONA CONTINAZIONE

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