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«VI LASCIO LA PACE, VI DO LA MIA PACE»

Categories: Rubriche,Sinfonia a due mani

In questo tempo di pandemia in cui l’animo umano è sconvolto e inquieto a causa del problema climatico, dei vaccini, dei missili ecc… abbiamo più che mai bisogno di pace. Innanzitutto, dobbiamo chiederci perché spesso non abbiamo la pace. Poniamoci delle domande: a livello personale abbiamo delle patologie, delle difficoltà, dei problemi familiari che non ci permettono di vivere sereni? Abbiamo degli ideali troppo alti che si discostano troppo dalla realtà in cui viviamo? In famiglia «gareggiamo nello stimarci a vicenda» come suggerisce San Paolo (Cfr. Rm 12,10) o siamo invidiosi l’uno dell’altro? Questi sono alcuni esempi per i quali ci angustiamo e viviamo senza pace, in continua agitazione, anche perché spesso cerchiamo pace in ciò che ci offre il mondo: lusso, abiti, belle auto, case, l’attaccamento eccessivo ai figli.
Avere la pace non significa non avere problemi come molti pensano, piuttosto vivere con una condotta interiore equilibrata nonostante i problemi. La pace è un atteggiamento interiore da coltivare facendo un lavoro su sé stessi, un cammino cui arrivare con il tempo e soprattutto con la grazia di Dio.
Altresì, come diceva Papa Wojtyla, «La pace non può regnare tra gli uomini se prima non regna nel cuore di ciascuno di loro»; così continua Gandhi: «L’uomo che non è in pace con se stesso, è in guerra col mondo». Dunque, la maggior parte dei conflitti o delle incomprensioni che abbiamo in famiglia sono dovute alla mancanza di pace interiore? In parte sì. Naturalmente sono molteplici i fattori da prendere in considerazione nel malessere che si vive all’interno della famiglia.
Diversi studi hanno dimostrato che alcune caratteristiche come l’umiltà, la prudenza, la carità e il controllo di se stessi siano correlate con una minore reattività ad eventi negativi, minore aggressività e costruzione di relazioni positive. Dunque, bisogna lavorare su due livelli: il primo è se stessi, il secondo riguarda il contesto in cui viviamo, perché la pace non è soltanto il male che non facciamo, ma anche il bene che promuoviamo con e negli altri.
Lavorare sul proprio sé, conoscere le proprie emozioni e saperle regolare è davvero necessario per essere in pace con se stessi e per creare un contesto di pace, ad esempio la rabbia, la frustrazione nei confronti della perdita del lavoro o di una relazione amorosa che finisce: nonostante sia molto faticoso, è il modo in cui si affrontano le crisi che cambia la qualità della vita.
Su cosa possiamo lavorare per raggiungere la pace? Innanzitutto, semplifichiamo la nostra vita selezionando solo una piccola quantità di cose per le quali preoccuparci. Pensiamo al presente senza lasciarci ossessionare dal passato, non passiamo il tempo a lamentarci. Ancora, cerchiamo di non preoccuparci troppo neanche per il futuro poiché esso è nelle mani di Dio, ma dobbiamo maturare invece la consapevolezza che tutto passa e che solo l’amore di Dio resta, come diceva Santa Teresa d’Avila. Coltiviamo un atteggiamento di riconoscenza, cercando di vedere “il bicchiere mezzo pieno, non mezzo vuoto”; cerchiamo di essere grati per quello che abbiamo, anche per le piccole cose. Finiamo ciò che abbiamo iniziato e chiudiamo i nostri cicli di studio, di lavoro, amorosi, anche quelli dolorosi, è indispensabile per poter andare avanti.
Raggiungere l’equilibrio interiore aiuta ad avere relazioni più armoniose e sane quindi, ad esempio in famiglia, da che cosa possiamo cominciare? Intanto alla base di ogni sana relazione ci deve essere il rispetto per l’altro, per quello che è, senza cercare di cambiarlo. Ci deve essere un dialogo costruttivo basato sull’ascolto dell’altro che ci faccia uscire fuori dal nostro egoismo e dalla tendenza a mettere sempre al primo posto noi stessi, i nostri bisogni e i nostri problemi, perché, come afferma Papa Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica Familiaris consortio (n.18), «l’amore che si realizza nella famiglia, piccola Chiesa domestica, deve tendere ad una comunione di persone».
Naturalmente questi sono solo alcuni suggerimenti, laddove non ce la facciamo da soli, non dobbiamo avere paura o vergogna a chiedere aiuto ad un sacerdote di nostra fiducia, competente su queste tematiche e ad uno psicologo che possa aiutarci a rimodulare certi atteggiamenti che non ci consentono di condurre una vita armonica, alla luce dell’unica Persona che può darci la vera Pace, che è Gesù. Alla base della nostra vita, oltre a quanto già detto, deve esserci un rapporto stretto ed intimo con Gesù che si coltiva a poco a poco nella preghiera personale e in famiglia.
Sinteticamente, sulla base della mia esperienza anche personale, la preghiera personale permette di instaurare un rapporto a due-io e Gesù, quella in coppia (marito e moglie) rinsalda il vincolo matrimoniale e quella in famiglia fa da collante tra i vari membri. In famiglia, ad esempio, oltre alla partecipazione della messa domenicale tutti insieme, una volta alla settimana, è importante ritagliare un momento di preghiera che può essere il rosario, le lodi/i vespri, la preghiera di lode libera, sfruttando i carismi di ognuno, per esempio utilizzare la musica e suonare uno strumento musicale (questo attira molto i bambini e i ragazzi) o utilizzare delle immagini, dei disegni. Ancora, leggere il vangelo della domenica e spiegarlo ai figli, far porre loro delle domande, esprimere delle esperienze, condividere i problemi… Insomma, creare una piccola comunità che, utilizzando vari canali, l’ascolto attivo, l’espressione di sé senza essere giudicati e la condivisione, possa santificarsi e portare pace a chi la circonda, perché «la famiglia che prega unita, resta unita» (San Giovanni Paolo II).
Certo non sempre fare questo è facile o si raggiunge in un batter d’occhio, ci vuole tempo, fatica, perseveranza, a volte bisogna affrontare tante difficoltà, come Maria e Giuseppe perseguitati da Erode; spesso ci si trova da soli senza l’appoggio dell’altro coniuge, allora non bisogna scoraggiarsi, nonostante questo dolore, preghiamo di più e coltiviamo l’intimità con Gesù affinché, come ci ha mostrato Santa Rita, il Signore possa convertire il cuore di chi ci sta accanto.

«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. […] Vado e tornerò da voi» (Gv 14,27).

Buon cammino e vi auguro un Sereno Natale!

Dott.ssa Giusi Perna

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